Il comune di Brovello-Carpugnino “Broello” nome di possibile origine celtica “ Breuil” che significa bosco recintato da siepi, si trova nel territorio Piemontese dell’Alto Vergante , le alture collinari sopra la sponda ovest del Lago Maggiore, nella Provincia del V.C.O. a 450 m.l.m ed è suddiviso in sei frazioni : Brovello, Carpugnino, Graglia Piana, Stropino, Cascinone, Locco.
Consta di 813 abitanti (al 31/03/2025) con una densità di 98.91 ab/km2 per un totale di 8.22 km2. Diventò sede comunale 1930.
Prima di questa data la sede comunale era ubicata nel palazzo Tagini a Carpugnino, capoluogo di sei comuni tra i quali Brovello e Graglia durante la Repubblica Cisalpina nel 1797, nel Dipartimento dell Agogna con capitale Novara 1801- 1805.
Purtroppo le rivolte popolari dell'aprile 1814 distrussero l'archivio comunale con le sue preziose informazioni storiche.
Tutto il territorio del Vergante fu soggetto a diverse dominazioni: romana, longobarda, degli arcivescovi di Milano per circa quattro secoli che concessero, con l'autonomia dei comuni dopo il trattato di Costanza nel 1183, di adottare per le comunità del Vergante con capoluogo Lesa, propri statuti.
Gli statuti contenevano norme che regolavano la società di allora da un punto di vista morale di amministrativo, economico, sociale e patrimoniale ed anche per proteggere i territori dalle incursioni straniere. Documenti ne citano la loro presenza tra il 1354 e 1361, “Lexie et Vergante” dalle lettere del Vescovo di Milano Bartolomeo Visconti .
Nel 1389 gli statuti compilati da Meina, Lesa e dal Vergante contenevano 146 norme approvate dall’Aricivescovo di Milano Antonio da Saluzzo e da Gian Galeazzo Visconti nel 1393, che divide il Vergante in due parti: una del Basso Vergante con capoluogo Lesa l'altra Montana con capoluogo Carpugnino.
Dopo la temporale giurisdizione degli arcivescovi di Milano, il Vergante diventa Feudo dei Visconti e in seguito dei Borromei che perdurò durante il dominio spagnolo ed austriaco.
Nel 1455 il Conte di Arona Filippo Borromeo dispone la revisione degli statuti del Vergante aggiungendo nove capitoli.
Nel 1562 Carpugnino compilò il suo statuto col benestare del Conte Francesco Federico Borromeo; infatti oltre agli statuti generali del Vergante, ogni comunità poteva compilarne di propri e così anche Graglia ebbe i suoi composti da sei capitoli. Una copia era conservata nell'archivio pastorale. Questi furono approvati dal Cardinale San Carlo Borromeo e dal Conte Francesco Federico suo fratello.
Gli statuti di Brovello è probabile siano stati bruciati nell’incendio del 1779 che distrusse gran parte del paese.
Nel 1741 in un inventario del sacerdote Guazzi, parente del primo cappellano di San Rocco Carlo Guazzi, viene indicata a ridosso della prima chiesa di San Rocco, dietro al campanile come possiamo vedere ora, la casa parrocchiale.
Questo piccolo edificio a due piani era destinato al piano terreno a casa parrocchiale con anche funzione di scuola ed al piano superiore a disposizione del ”consiglio comunale” in quanto la sede del municipio era sempre a Carpugnino.
Quando il 25 settembre 1928 vi fu la riunione dei comuni di Brovello, Graglia Carpugnino e Stopino gli abitanti di Brovello, essendo numericamente superiori a quelli di Carpugnino, chiesero e ottennero dal prefetto di spostare la sede comunale a Brovello.
Il permesso era però subordinato alla costruzione di una sede adeguata che, con la partecipazione di tutta la popolazione, venne ultimata nel 1930 come ancora oggi la vediamo.
Era Podestà il signor Motta Teodoro che si recò con tutta la popolazione, carri trainati da buoi e carabinieri, a Carpugnino portando “il Büll” ( n.d.r. l'archivio comunale) da Carpugnino a Brovello.
Dopo il ritorno della dinastia Sabauda e l'istituzione della Monarchia Costituzionale nel 1848, tutto il territorio del Verbano Cusio Ossola il 23 ottobre 1859 con il Regio decreto numero 3702, “decreto Rattazzi”, fece parte della neo provincia di Novara. Questo stesso territorio diventa provinci del VCO nel 1992 ed il comune di Brovello risulta essere il confine tra le province Novara e VCO.
Il suo agglomerato urbano è distribuito lungo un promontorio conico modellato prima dal ritiro dei ghiacciai in epoca Würmiana ( 30-40.000 anni) e successivamente scavato da torrenti che alimentarono, nella parte pianeggiante, zone paludose, forse anche laghetti, come la tradizione orale ci suggerisce. La continua erosione di questa pianura formata da detriti morenici nei secoli successivi diede la conformazione attuale del territorio con i profondissimi strapiombi anche di 30-40 m dei corsi d’acqua Grisana, Coloria/Scoccia (fiume Erno).
Brovello è dunque delimitato a Sud dal fiume Erno; a Nord dal torrente Scoccia che confluendo poi nell’Erno, traccia il confine con i terreni di Graglia; ad Ovest con gli 800 metri dei suoi alpeggi ed ad Est con i terreni pianeggianti un tempo coltivati ad orti e frutteti ora ridotti a pochi appezzamenti orticoli, alcuni edifici privati, l’Autostrada dei Trafori A26 ed il torrente Scoccia con l’altura della Motta Rossa, “Monte Ber” 689 m, (in celtico la montagna per eccellenza) che ci preclude la vista del Lago Maggiore.
Il confine a Sud con il territorio di Massino è delimitato dal ponte sul torrente Erno che aggira a valle la collina dello “Scarlasc” sotto la quale transita l’autostrada.
I due corsi d’acqua Scoccia ed Erno non solo hanno condizionato morfologicamente l’insediamento del paese stretto tra i loro strapiombi ma, in tempi antichi, anche l’economia florida del posto che era dovuta al confine naturale del salto verso valle in località “Scarlasc”, punto strategico sia difensivo sia di controllo per il transito delle merci dalla pianura verso l’Alto Vergante ed oltre.
La collinetta, denominata “Scarlasc”, dove sono stati rinvenuti in occasione di scavi per la costruzione dell’autostrada A26 nel 1987 diversi reperti archeologici custoditi ora nel Museo Archeologico di Mergozzo ed un muro di recinzione del “ Castellaccio” (fortificazione di confine) con la sua soglia di ingresso e fondamenta di altri edifici, forma una sbarramento verso Sud con il confinante paese di Massino Visconti. Qui vi è lo strapiombo del fiume Erno, ai piedi del quale vi era un passaggio con guado verso Massino ed un’altra pista che fiancheggia il fiume sino a Solcio ed a Lesa.
Dopo aver oltrepassato questo sbarramento, a Nord del paese, ve ne era un secondo sul torrente Scoccia, ancora oggi percorribile con l’antico ponticello detto “ Ponte Romano”.
I ritrovamenti dell’Età del Bronzo (ca sec. XVIII-XVII a.C.), i più antichi dell’Alto Vergante, e quelli in Età Medioevale, suggeriscono che lo Scarlasc fosse un luogo abitativo, difensivo e fortificato per la riscossione di pedaggio (gabella).
Questi pedaggi assicuravano un’economia florida agli abitanti del paese che non fruivano direttamente del denaro che veniva poi pagato al proprietario feudale, ma delle svariate attività economiche indotte, dovute appunto al transito di carovane e merci dal “Castellaccio” con costruzione di depositi di merci, magazzini, attorno ed all’interno del paese.
Gli Statuti Arcivescovili della Val Travaglia del 1283 citano il Castello di “Broello”, allora proprietà dell’Arcivescovo di Milano Ottone Visconti, per la fornitura di calce per le sue mura, assieme ai castelli lacustri di Feriolo ed Angera. Come questi anche Brovello aveva un castellano che nel 1235 era il Visconte de Rizollio, parente dell’Arcivescovo Guglielmo de Rizollio. Nello stesso anno un altro scritto, il più antico sino ad ora pervenutoci, risolve una lite tra i privati di Brovello ed il Monastero di S.Graziano di Arona per un affitto di terre. Un altro scritto del 1357 riferisce l’opposizione da parte della comunità di Brovello al pagamento della decima al Vescovo di Novara.
Il Castello doveva essere costituito da alcune costruzioni all'interno delle sue mura e da una cappella per il culto, dedicata a Sant'Ambrogio. Questa dedicazione é di influenza milanese poiché prima gli Arcivescovi di Milano e dopo i Visconti ne furono i possessori. Nel 1360 ca, al tramonto della signoria Viscontea, sì attivo la smilitarizzazione del castello per volere dell'Arcivescovo Roberto Visconti e l'edificio venne affittato per “cavea” (deposito magazzino di derrate alimentari) ad un casato di Carpugnino, i “Burlazii” ed in seguito anche in lazzaretto, forse per la peste del 1524.
Da questa data non si hanno più notizie del castello che cadrà in rovina, ma si continua a frequentare l'oratorio di Sant'Ambrogio menzionato da Monsignor Bescapè nei suoi atti di visita del 1595 e da Monsignor Speciano negli anni 1595 1602.
....l’edificio si trova in cattive condizioni, semidiroccato e si raccomanda alla popolazione se si II volesse officiare, di accomodare l'altare con i paramenti, lastricare il pavimento ed il tetto .... “si soffitti o in pannelli”, tenendo sempre serrato a chiave, massime di notte.....
Mentre alla fine del sedicesimo secolo, Monsignor Bescapè ordina che si facciano i lavori non ancora eseguiti e conclude che qualsiasi sia lo stato dell'edificio si dovrà officiare almeno nella festa di Sant'Ambrogio. Il curato era Giuseppe Lamberti al quale successe nel 1601 il prete Motta. Negli atti di visita del 1605 invece si obbliga a non celebrare se non verranno eseguiti i lavori ordinati in precedenza.
Il sacerdote Pierantonio de Stefanis, parroco di Carpugnino, nelle sue”memorie storiche su Carpugnino e i suoi dintorni” del 1878, descrive ....la presenza di una chiesa dedicata a Santa Lucia ubicata all'interno dello “Scarlasc”, presente sino al 1790 e che fu demolita pochi anni prima ( metà 1800 ?), nella quale circostanza si rinvennero più casse mortuarie sotto il pavimento del coro...In questa sede si officiava durante la festa della Santa e nel giorno delle rogazioni, processioni propiziatorie che si conducevano presso i campi, prati, boschi toccando tutto il territorio della comunità. Si dividevano: in maggiori, tre giorni prima dell'Ascensione ed in minori il 25 Aprile per San Marco.
Nella chiesa di S. Lucia era presente anche una pila dove i devoti venivano a bagnarsi gli occhi per ottenerne la guarigione.
Si presume che questo oratorio fosse lo stesso di Sant'Ambrogio a cui era stata cambiata la dedicazione forse per la pila d'acqua Benedetta che faceva “miracoli “. Solo Monsignor Tornielli nel 1648 cita una nuova dedicazione per un oratorio in Brovello.
Nell'attuale Chiesa di San Rocco vi è un’acquasantiera con piedistallo in granito delle cave di Baveno. L'iscrizione posta lungo la sua circonferenza riporta che nell'anno 1595 quattro fratelli di Vedasco l'avevano fatta costruire e donata, forse per uno scampato pericolo. Questa potrebbe essere già stata presente nell'oratorio di Sant'Ambrogio.
La devozione per Santa Lucia e la frequentazione dell'oratorio vennero meno poiché tra lo “Scarlasc” ed il paese di Brovello fu edificato, con i materiali del castello diroccato, l'oratorio di San Rocco 1635-40 per essere stati i Brovellesi preservati dalla pestilenza del 1630. Questo fu poi restaurato intorno agli anni 1650-60 e quindi fondata la Cappellania il 16 luglio 1664.
Il reverendo Jacobi presenta il sacerdote Carlo Guazzi come primo cappellano della comunità e con atto notarile si specificano le varie mansioni del religioso e di doveri della comunità verso lo stesso. ....questi istrumenti sono un compromesso tra la comunità di Brovello e il Monsignor Reverendo Jacobus de Jacobi Parocus Diocesis Novarierus Parocus Fosseni..., che elargisce alla erigenda Cappellania lire 1000 Imperiali.
La Cappellania è molto più di un oratorio: ...possiede un sacerdote preposto al culto, che celebrerà una o più funzioni durante la settimana, farà scuola ai ragazzi e sarà stipendiato dalla comunità, la quale dovrà provvedere alla sua abitazione con orto ed un carico di legna per fuochi (famiglie).
Nel 1634 fu istituito formalmente il Culto di San Rocco, dai documenti stilati nel 1648 da Monsignor Tornielli.
Un primo inventario stilato dal sacerdote Carlo Guazzi il 13 settembre 1664 descrive l'edificio con un solo altare coperto da tavole in legno con innanzi un quadro della Beata Vergine, San Rocco, San Defendente e l'effige del sacerdote Jacobis de Jacobi, cofondatore della Cappellania alla quale la comunità era molto grata per la generosa somma donata.
L'altare era completato con due candelieri ai lati ed una croce al centro. La Pietra Sacra al centro dell'altare fino al 1839, recava la seguente iscrizione “ Ill.mus Julius Maria Odescalcus epüs/Novarunsis et consacravit huna Lapidem / die 12 Juni 1662”
L'altare era completato con due candeliere i lati e una croce al centro vi è poi la descrizione della casa parrocchiale con la sua vigna appunto
Il Cappellano (1817 al 1829) Hyacyntus Carrozzo descrive .....l'orientamento dell'edificio religioso con la facciata verso Oriente ed il coro all'Occidente. Sopra la porta una finestra e due altre ai lati di questa, quattro altre finestre, due a mezzogiorno e due a settentrione. Vi è sempre un solo altare con una Ancona consistente in due colonne di legno a forma di vite alle cui basi si trovano due statue sempre in legno, San Defendente e San Rocco. Un quadro con l'effige della Madonna e di San Rocco ed un'altro con la Beata Vergine, San Rocco e San Giovanni Battista. Vi sono due acquesantiere, (tuttora presenti nell'attuale chiesa). A sinistra dell'altare vi è una “finestrella” dove si pongono le ampolle per l'acqua ed il vino (orzoli) per officiare la S.Messa.....l'oratorio è coperto in piode ed il campanile con una sola campanella. È povero senza ornamenti e fregi ma ha un grande significato per i Brovellesi...
....nel 1770 vi è un contratto tra l’artigiano Bernardino Giudice e l'allora fabriciere dell'oratorio, Giuseppe Giovanni Maffiolo, per una balaustra in marmo, per lire imperiali 286 circa, che doveva assomigliare a quella di Nocco ed essere terminata entro Novembre...
Nel 1817 il cappellano (sino al 1828-1829) Giacinto Carrozzo, fece edificare a sue spese il coro non ancora esistente nell'edificio.
Nel Marzo del 1829 il Sacerdote Casimiro del Signore figlio di Domenico Del Signore e Teresa Motta, nato a Brovello nel 1806, ordinato sacerdote nel 1829, accettò la titolarità della Cappellania di San Rocco in Brovello e con l'amministrazione, il sindaco, tutta la popolazione ed il Cardinale Morozzo sostennero e ottennero lo smembramento dalla matrice di Graglia, San Pietro e Paolo. 1839.
Le dimensioni della Cappella risultavano però non adeguate e si decise di modificarla su disegno dell'ingegner Ignazio Fontana di Ghevio tra il 1850 e il 1853, con un fondo elargito da monsignor Filippo Gentile per le nuove fondamenta, con le maestranze del capomastro di Agrano, Risetti.
Sempre nel 1839 la popolazione di Brovello volle affidare in perpetuo al parroco “pro tempore” l’usufrutto della casa parrocchiale sita all’ingresso del paese. La sua funzione cessò quando nel settembre del 1989 venne terminata la nuova casa parrocchiale di fronte alla Chiesa inaugurata nel settembre 1988 in occasione della vista pastorale del Monsignor Aldo Del Monte che benedisse anche la restaurata cappella dedicata alla Modonna di Re, che si trova lungo il sentiero che da Brovello porta a Massino ed a S. Salvatore.
L'istituzione della Compagnia del Santissimo Sacramento avvenne a Brovello col nascere della nuova parrocchia. Tale società era l'emanazione diretta di quella esistente nella Matrice di Graglia istituita nel 1592.
Il sacerdote Casimiro del Signore descrive le elezioni dei soci componenti ”..... nella sera del giorno dell'Epifania a voce segreta da tutti i confratelli, che depositano a mano del parroco....”
La sacrestia fu in seguito fatta eseguire dal fratello don Ferdinando del Signore succeduto a reggere la parrocchia.
Questi ampliamenti comportarono anche il cambio dell’orientamento della chiesa. Entrando nell’attale parrocchia si notano a sinistra ed a destra le estremità della Navata originaria corrispondenti agli altari di S. Defendente e di S. Giuseppe. Sopra l’altare di S. Giuseppe, che era l’altare maggiore, vi era una tela della Madonna della Cintura, venerata dagli ombrellai. L’odierna Navata principale, con l’apside a Sud e l’ingresso principale a Nord, iterseca quella originaria. Durante l’ampliamento vengono aggiunte anche due cappelle: quella del “SS. Cuore di Gesù” e quella della “Vergine con Bambino” Il portico fu costruito tra il 1881 ed il 1900 con una cospicua donazione del vescovo di Novara.
Nel 1866 un incendio distrusse la parte di levante dell’abitato, risparmiando la parte di ponente e la chiesa.
La cappella a fronte del portico è stata voluta dal parroco don Felice Rollino (1917-1995) con la donazione di una famiglia di Brovello. Don Felice fu l'ultimo sacerdote con residenza a Brovello prendendo possesso del beneficio nel 1944, sostituendo il sacerdote Della Rossa destinato a Levo, rimanendo fino alla sua morte nel 1995. Nel mezzo di detta Cappella vi è una statua della Madonna, ai lati altre statue, tre a destra e tre a sinistra, che riproducono le più importanti apparizioni. La cappella lunga quasi quanto il portico della Chiesa è cinta da una pesante inferriata. Il sacerdote recitava qui l'Angelus a conclusione della funzione serale.
Sotto al portico o “gluriota” si svolgeva, e sì svolge tuttora, l'incanto per le festività di San Defendente il 2 gennaio e di San Rocco il 16 agosto, anche se quest’ultima festa da diversi anni è anticipata al 15 agosto.
La parrocchia di S. Rocco è dedicata al Santo nato a Montpellier (1345-1350), pellegrino e taumaturgo morto a Voghera il 16/08/1327 ( per altri testi 1376-1379 ) e sepolto a Venezia nella chiesa a Lui dedicata, fu colpito dalla peste accudendo i malati e gli indigenti diventando il loro protettore.
Patrono di Brovello, nella ricorrenza della sua morte il 16 agosto di ogni anno, viene festeggiato con riti religiosi, manifestazioni ed addobbi lungo le strade del paese dove viene portata la statua del Santo in processione. Il “San Rocchino”, così confidenzialmente chiamato dai Brovellesi.
La parrocchiale di Brovello è stata anche intitolata, attorno agli anni ’50, a San Defendente che si invocava contro il pericolo dei lupi e degli incendi. Dopo aver ritrovato la statua del Santo in una abitazione privata, ivi conservata a seguito della trasformazione del precedente oratorio, si è ricollocata nell’altare appositamente costruito vicino al Fonte Battesimale. La figura di S.Defendente era presente in diverse iconografie nella Cappellania di S. Rocco quindi il suo culto era posteriore alla doppia intitolazione della attuale chiesa.
In cima al paese, prendendo la via sulla sinistra e risalendo il pendio, vi è una cappelletta formata da un piccolo altare con campanile a vela e campanella. E’ dedicata alla Beata Vergine delle Grazie. Nell'altare son raffigurati due santi, l'unico ancora riconoscibile e San Defendente posto sulla destra tra un piccolo crocifisso. L'altro potrebbe essere San Giovanni Battista.
Appeso al muro vi è un quadro della Madonna con il Bambino Gesù.
Una fitta grata in ferro col suo cancello la racchiude e la circonda da ogni parte. La sua costruzione si potrebbe datare intorno al sedicesimo inizio diciassettesimo secolo riprova che San Defendente veniva considerato dalla popolazione come un Santo protettore.
Il sacerdote Cosimo del Signore nel 1853 scriveva che la popolazione era particolarmente devota a questa cappella facendo delle piccole donazioni; quindi vi era un fabbriciere particolare che ne forniva i conti.
Nella zona centrale del paese sono ancora presenti case con cortili e manufatti che riportano all’epoca medioevale, in parte recuperati ed in parte diroccati come presenti oramai in tanti piccoli comuni italiani in attesa di occhi attenti per un loro rivalutato uso.
Continuando la salita verso le ultime case del paese troviamo il lavatoio a due vasche che era ancora in uso dagli abitanti negli anni ’80. Un secondo lavatoio era presente vicino all’attuale provinciale ma fu demolito in occasione della ristrutturazione di limitrofe costruzioni.
Le ultime case del paese lasciano il posto ad un sentiero tra i boschi di castagni e faggi che conduce agli alpeggi di Brovello: Alpe delle Coste, Quarnella, Martin, Canà, Camoscio, Scincina, etc... Questi venivano “caricati” nei mesi estivi con il bestiame degli abitanti del paese. Anche questa attività forniva grande disponibilità di carne, prodotti caseari e legname.
Questi alpeggi erano collegati tra di loro e con i paesi limitrofi da numerosi sentieri che ora ci permettono piacevoli passeggiate in qualsiasi stagione, sia a piedi sia in bicicletta. Da Brovello si possono raggiungere i vicini centri di Nocco, Gignese, sino alla più lontana cima del Mottarone (1420 metri); verso Sud Ovest, Massino Visconti ed la cima del monte S. Salvatore (794 metri); ad Est, Calogna, Comnago scendendo sino a Lesa; oppure salendo sulla cima della Motta Rossa (monte Ber) è possibile ammirare il Lago Maggiore.
Lungo questi sentieri si incontrano numerose Cappelle con raffigurazioni religiose di Madonne e Santi che testimoniano un culto molto radicato in tempi lontani, ma ancora vivo. Sono poste nei centri abitati, in vecchi luoghi di transito ed in aree già preposte a luogo di culto precristiano.
Alcune di queste edicole sono state edificate nella vicinanza di massi incisi con forme semisferiche chiamate “cuppelle”. Massi con incisioni cuppelliformi si trovano sparsi in tutto il nostro territorio e sono ancora oggi allo studio degli archeologi. Potrebbero essere legati a riti religiosi, propiziatori oppure essere mappe, od altro ancora.
Lungo il sentiero che porta agli alpeggi vi è un sasso un tempo levigato e lucente, posto in pendio dove era usanza far scivolare i bambini per propiziare la fertilità. Pratica legata a riti precristiani ai quali si continuava a credere parallelamente al culto cristiano. Proseguendo troviamo una cappelletta al centro di una biforcazione di sentieri uno dei quali scende verso il “riale di Brovello” per poi proseguire verso il monte San Salvatore.
Salendo invece l’altro sentiero a fianco, in direzione alpeggi, si trova uno spiazzo dove era posto l’ingresso della miniera del “peel” da tempo abbandonata, che con concessione del novembre 1861, ad una società inglese, sfruttò uno dei numerosi filoni di blenda, pirite, galena e calcite, sulfuro di zinco e di piombo, presenti nel Vergante.
Sul tronco di un albero di castagno al lato opposto della miniera c’era una croce con la foto e la data di un abitante di Brovello che perì durante i lavori di estrazione.
Proseguendo lungo questo percorso con una breve deviazione sul lato destro, si trova un’area, attorniata da boschi di castagno, coltivata a vigneti. Il proprietario già esperto viticultore con poderi a Suno e Boca, ha scommesso con il “vino di Brovello”, trasformando con tanto lavoro e passione un appezzamento boschivo in vigneto dove propone anche degustazioni.
Si ripropone così una coltura fonte di scambi molto praticata in anni passati.
Al termine di questo sentiero, sempre costeggiando vari alpeggi, si incontra la “Dorsale del Vergante” che partendo da Invorio arriva sino alla cima del Mottarone.
Il percorso sul crinale di queste alture presenta più collegamenti che conducono ai paesi posti a valle sia sul versante del Lago Maggiore sia su quello del versante del Lago d’Orta, con scorci da incanto verso il Monte Rosa.
Scendendo verso la località Cascinone nella valle dell’Agogna, si possono trascorrere giornate di relax lungo l’omonimo torrente, gustare prodotti Bio a chilometro zero e fare esperienze paricolari legate alla natura.
Sempre partendo da Brovello verso Est troviamo sentieri che conducono alla Motta Rossa sino al paesino di Comnago, transitando presso le vecchie fucine, raggiungendo il punto panoramico di Santa Cristina ed il campo da Golf “Les Iles Borromees che si estende in parte sui terreni del comune di Brovello ed in parte su quelli di Stresa, con vista panoramica del Lago Maggiore.
L’economia del paese è costituita da artigiani: giardinieri, boscaioli, operatori del settore edile, ormai pochi allevatori. Negli ultimi anni vi è stato un incremento nella ristorazione e nella ricezione turistica.
I mestieri di un tempo: ombrellai, cestai, allevatori ed agricoltori, viticultori, mugnai e fabbri si sono quasi completamenti perduti.
Per quanto riguarda l'agricoltura, ora non più praticata, era assai produttiva con le coltivazioni di segale, frumento, panico, orzo, fave, miglio canapa, melgone e la raccolta di castagne, uva, frutta soprattutto mele e pere.
Il mestiere dell’ombrellaio, in particolare, era praticato da maestranze che si spostavano anche per lunghi periodi, non solo nelle grandi città, ma anche in paesi esteri, in molti casi facendo fortuna, aprendo in seguito propri negozi e fabbriche. Nella frazione di Carpugnino è presente una targa a ricordo della scelta annuale dei nuovi garzoni e della loro partenza per apprendere il lavoro . Nel vicino paese di Massino Visconti vi è un monumento a loro dedicato ed a Gignese è stato appositamente edificato ed inaugurato nel 1976 il “Museo dell’Ombrello e del Parasole”.
L’ Autostrada dei Trafori A26 con uscita a Carpugnino, che permette di arrivare agevolmente alle principali mete turistiche come il Lago Maggiore, il Lago d’Orta, il Lago di Mergozzo ed accedere ai paesi ed ai monti dell’Ossola, fa sì che il nostro Comune abbia una posizione baricentrica per itinerari turistici, oltre alle già menzionate passeggiate a piedi o in bicicletta lungo i numerosi sentieri del nostro verdeggiante territorio.
Per bibliografia e per approfondimenti cliccare .....
BIBLIOGRAFIA
Vittorio Grassi- Carlo Manni
“il Vergante “
Lago Maggiore storia-paesaggi-itinerari
Alberti Libraio Editore-Intra 1990
Vincenzo de-Vit
“ Il Lago Maggiore, Stresa e le Isole Borromee”
Opere varie, I-IV,
Prato 1875-78
Don Pier Antonio de Stefanis
“Memorie storiche su Carpugnino ed i suoi dintorni compreso Massino”
Dattiloscritto da Olografo 1878
Del Zoppo Carlo
“Cenni storici su Graglia e Brovello”
Parte prima: 1989
Don Giorgio Borroni
“Pastori sotto l’ombrello” (1948-1981)
Edizione della Stampa Diocesana novarese Srl- Giugno 1998
Paolo Crosa Lenz
“Mottarone Cusio e Vergante” Sentieri tra due laghi
Alberti Libraio Editore Verbania 2003
AA.VV.
“Lago Maggiore , Lago d’Orta” percorsi in bicicletta, a piedi, in Mountain Bike
Ta’Ra’Ra’2004
Vittorio Grassi-Giovanni Tondina
“Devoto passeger il capo china”
Andre Lazzarini Editore 2002
Claudio Colombo
“Le vigne del mottarone”
Compagnia della Rocca Edizioni Ottobre 2023
Eugenio Manni
“Massino Visconti ed i suoi Lusciàt”
A.G.V. Varallo 1968
Bruna Giop-Grazietta Buttazzi
I Quaderni dell’Ecomuseo “ Gignese Museo dell’Ombrello e del Parasole”
Andrea De Luca Editore Luglio 2004
Roberto Corbella
“Celti”
Guide Macchione 2000
Ausilio Priuli
“Incisioni rupestri nelle Alpi”
Priuli & Verlucca Editori 1983
Fabio Copiatti-Elena Poletti Ecclesia
“Messaggi sulla Pietra”
Collana Documenta Parco Nazionale Valgrande 2014
Fabio Copiatti-Alberto de Giuli
“Sentieri antichi” Itinerari archeologici nel Verbano, Cusio, Ossola
Grossi-Domodossola 1997
Giulia Castelli Gattinara
Airone numero 221 settembre 1999
Editoriale Giorgio Mondadori
- Caramella
Appunto De Giuli “Archeologia dell'Alto Novarese”-
Antiquarium Mergozzo 1993.
Archivio Borromeo-Isola Bella-Comuni ( 4784)-Graglia.